domenica 16 maggio 2010

Le grandi interviste ai candidati Free C.C.P.


PAOLO TOMASSONE paolo@tomassone.mo.it 34 anni (quasi 35)

Iscritto all’Ordine come Pubblicista dal 2004 Candidato per il Consiglio Nazionale


Paolo Tomassone, candidato Consigliere Pubblicista per il Consiglio Nazionale di Roma, andiamo subito al punto, perché due s e una sola m nel cognome? Ci sono alte possibilità che i tuoi elettori non lo scrivano correttamente e il voto vada perso!

Il mio cognome non è mai stato un problema. Da quando sono nato tutti mi hanno sempre chiamato con un soprannome: da Doraemon ai tempi della scuola (stile bullismo) a Ciccio Bello poco prima della laurea (per l'aspetto fisico, non per il peso), fino alle orride sigle che attribuiscono a chi scrive per un'agenzia di stampa (che già non basta essere considerati giornalisti di secondo livello, bisogna pure infierire con i nomignoli) come TOM (Sawyer) e PAT (ata, o atatone).

A proposito, chi sono i tuoi elettori?

Confido nei colleghi che hanno passato insieme a me per due anni tutti i week end sotto casa Prodi a Bologna con la speranza di una dichiarazione… quanto meno per compassione. Da gennaio 2007 infatti ho accettato la proposta di “corrispondente” per l’agenzia stampa APCOM, impegno che tuttora mantengo.

Come hai iniziato a fare il giornalista?

Ho iniziato a scrivere per la Gazzetta di Modena durante il servizio civile svolto presso un’associazione di volontariato. Un giorno, per sbaglio, mi hanno fatto scrivere 20 moduli su una cerimonia di inaugurazione di un nuovo bigliardino al reparto di pediatria del Policlinico (GIURO CHE E' VERO) e da lì non ho mai più appoggiato la penna. Per circa sei anni ho collaborato, da Modena, con l’agenzia stampa Dire seguendo in particolare l’attività amministrativa e politica della provincia.

Come vedi il futuro della categoria?

Bisogna adattarsi, rinnovarsi e leggersi tra le righe. Adattarsi, nel senso che mica tutti possono pretendere di scrivere in prima pagina editoriali: qualcuno deve optare per "rubriche" apparentemente minori, ma poi fondamentali per il futuro dell'editoria... penso per esempio alle etichette, sì le etichette con gli indirizzi degli abbonati. Io credo che i precari debbano andare a sostituire i computer e le stampanti che stampano le lettere tutte uguali, anonime, grigie.

Perché ti sei candidato e hai aderito ai Free C.C.P.?

Sono iscritto all’Associazione stampa da diversi anni, ma per i precari – a parte l’assistenza durante una causa (ahimé) – non si è mai fatto molto, incontrarsi con un gruppo alla pari è servito anche a “stanare” un po’ di colleghi, bravi, competenti, giovani ma forse un po’ sfiduciati per l’andazzo generale. Non ho accettato di candidarmi perché ho uno spirito da guerriero, ma perché c’è un gruppo veramente esemplare che da un anno – a parte bere birre medie nei locali di Bologna – sta mettendo in piedi una macchina organizzativa fantastica.

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