Tornano le elezioni e non potevano dunque non tornare le interviste con i candidati dei FreeCcp. Questa volta per la categoria dei professionisti abbiamo scelto un fotografo, una categoria che con noi condivide gioie e dolori del mestiere e che ci scorrazza in scooter in lungo e in largo per la città a mò di zainetto. Ecco a voi dunque Giorgio Benvenuti, 46 anni, fotografo dell'Ansa un romanaccio che alla pajata ha preferito i tortellini, che alle belle gnocche che si è trovato a fotografare in tanti anni ha sempre preferito sua moglie e che gira in lungo e in largo per tutta la via Emilia per raccontare al mondo attraverso le immagini quel che accade in regione.
Perché hai abbandonato il sole romano e i bucatini all’amatriciana per la nebbia padana e il panone?
Non è stata colpa mia, a Bologna mi ci hanno portato di forza i miei genitori quando avevo appena 8 anni. E’ stato difficile, non capivo cosa volesse dire “dammi il tiro”, “mi è scesa la catena”, gli altri bambini cantavano cose strane tipo "Schéccia, barlécca, la còrda t'impécca, manga bitanga, la pòrta, la vanga, pan, biràn, pistalla, canàn"… Ma alla fine ce l’ho fatta, dopo tanti anni di studio di elementari, medie e al classico Minghetti, dove mi sono trovato talmente tanto bene da costringere i professori a farmici rimanere un anno in più del previsto. ‘’E’ intelligente ma non si applica’’ diranno i vessatissimi professori di allora. Che lo possano perdonare ovunque sono. Vabbè, per farla beve e rispondere alla tua domanda, dell’Emilia mi sono innamorato e sono contentissimo di stare qui.
E l’Università, ti è piaciuta?
Mica tanto. Mi ero iscritto a Lingue (di Lettere, non di Magistero), ma, tra alti e bassi (più bassi…) non ho fatto in tempo a laurearmi. Anche perché nel frattempo ho avuto una folgorazione...
Una donna, scommetto.
Sì e no. E’ vero che all’Università ho conosciuto la mia Elisabetta, la donna che poi ho sposato e che mi ha dato il mio splendido Andrea, però intendevo dire che sono stato folgorato dalla consapevolezza che nella vita avrei voluto dedicarmi "anima & core" alla professione più bella del mondo
I soliti sghiribizzi giovanili!
Almeno allora pensavo così…ma anche adesso, dai.
Raccontaci la tua carriera
Tutto è cominciato presso il glorioso studio di Paolo Ferrari, il mitico fotografo del Carlen dove ho imparato l’abc de mestiere, trucchi e barbatrucchi.
Poi hai avuto una incredibile botta di culo, giusto?
Eh si! Complice una 416 che prepensiona in età giovanile i 3 ( si avete capito bene: erano 3 all’epoca) articolo 1 dell’Ansa Ernesto Fabbiani, Maurizio Parenti e Franco Fiorentini, mi sono ritrovato assunto come corrispondente per la quarta agenzia al mondo (mica cazzi!) per l’Emilia-Romagna, ruolo che ricopro tuttora affiancato da una stretta collaborazione con il Corriere di Bologna, accompagnato sin dai primi vagiti dal fedele Michele Nucci.
Però, dì, in fondo all’animo sei proprio secchione, hai fatto pure l’esame di Stato per diventare giornalista professionista!
Sì, sono stato uno degli ultimi sfigati a sostenere la prova scritta con una ‘lettera 22’ la macchina da scrivere gelosamente custodita dal caporedattore dell’Ansa Paolo Castelli.
Ma per noi fotografi studiare è sempre stato necessario. Negli ultimi anni il lavoro è cambiato radicalmente: dalle macchine analogiche a pellicola degli inizi, stampando in bianco e nero e trasmettendo con un rullo che ora ha il suo degno posto vintage presso il museo del patrimonio industriale , si e’ schizzati in un battibaleno nell’era digitale, con tutte le conseguenze che si possono immaginare, arrivando in sintesi alla messa in discussione da parte di editori e non solo della figura stessa del fotogiornalista.
Ma a te che stai bellamente assiepato in casa Ansa, chi te la fa fare di mettersi assieme ai noialtri sfigatelli?
Il cambiamento della professione è vertiginoso per tutti, io stesso da fotografo sono diventato un mostruoso operatore multimediale, sono evoluzioni importanti e veloci e io le capisco tutte, sono le stesse cui sono sottoposti tutti. E poi sono molto affezionato e vicino ai giovani (e meno giovani) giornalisti precari.
bella l'idea di candidare un fotografo, d'altronde lavoriamo assieme a anche loro sono vittime delle dinamiche del cercodelnonpagarti o tipagnoilmenopossibile. Anzi, ora chiedono a noi giornalisti di fare le foto con quelle digitali ridicole, sarebbe bello se tutti noi ci rifiutassimo di farle.
RispondiEliminasarebbe bello e doveroso! apprezzo anche io questa candidatura, è ora di finirla con questo vetusto schematismo tra giornalisti e fotografi. bravi!
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