domenica 9 gennaio 2011

Collegato lavoro. Nuove informazioni e materiale

Cari colleghi e care colleghe iniziamo il nuovo anno facendovi un resoconto dell'incontro che venerdì si è tenuto all'Aser sul collegato lavoro con il giuslavorista Alberto Piccinini. Alla fine di questo post trovate anche la lettera da spedire al vostro editore per non perdere i diritti accumulati nel tempo, affrettatevi perché mancano meno di due settimane!
Capiamo bene che il discorso che facciamo tutti è “prima o poi mi assumeranno, quindi se sto buono e zitto e non rompo le scatole questo accadrà”, e quindi sareste portati a pensare di lasciar perdere. Ma vi preghiamo di riflettere sulla verosimiglianza di questa vostra teoria: l’editoria è in crisi nera da tempo, e non pare affatto pronta a uscirne. Persino i grandi giornali che macinano utili e vanno bene, sono intenzionati ancora a chiedere lo stato di crisi. Le piccole realtà nascono e muoiono sempre più velocemente, e sul fronte dell’offerta arrivano centinaia di nuovi giornalisti ogni anno, sempre meglio formati e preparati dalle scuole, e aumenta il numero di chi è disposto a lavorare gratis.
Perché mai un editore dovrebbe assumere voi, che lavorate così bene senza mai reclamare un diritto? Perché dovrebbe spendere di più per avere lo stesso prodotto che gli fornite ora a basso prezzo e che altri sono capaci di fare meglio e gratis?
Basta chiedere persone che conoscete e che sono state recentemente assunte o a cui è stato fatto un contratto di collaborazione regolare, come è che è avvenuto il miracolo. Se sono sincere, diranno che o è stata una imposizione del giudice del lavoro, o la regolarizzazione è avvenuta dopo una ispezione dell’Inpgi o per un accordo sindacale in cui si minacciava il ricorso al Tribunale se le assunzioni non fossero avvenute. (Con le debite eccezioni, ci sono anche - pochissimi però – editori che assumono con contratti regolari)

Cosa c'è da sapere
Con la nuova riforma del lavoro introdotta dal Governo Berlusconi i contratti a termine avranno limite temporale strettissimo per essere contestati, 60 giorni dalla data di scadenza. Se non viene presentata causa entro questo termine, è come se non aveste mai lavorato lì. Significa che se ad esempio siete stati dieci anni in un giornale, e avete avuto 10 contratti annuali rinnovati di volta in volta, il giudice non può tenere conto dei precedenti e sentenzia la vostra eventuale assunzione solo basandosi sull’ultimo contratto. E capite bene che sostenere “mi hanno sfruttato per dieci anni” non è uguale a dire “mi hanno sfruttato per un anno”. E anche in termini di risarcimento economico degli arretrati, perdete i soldi che vi spetterebbero.
La legge non lo dice esplicitamente (anche perché non può contemplare tutti i casi dello scibile, e i nostri, che sono di fatto lavoro nero e a cottimo, riguardano solo noi giornalisti… pure le donne delle pulizie vengono trattate meglio!), ma c’è il serio rischio che la giurisprudenza (cioè le sentenze dei giudici sulle singole cause) stabilisca che questo principio della scadenza a 60 giorni valga anche per i rapporti di lavoro senza contratto. Cioè, se tu lavori a partita iva, a borderò o con un contrattino da corrispondente, e poi te ne vai, si dovrà fare causa entro 60 giorni oppure mai più (prima il termine era 5 anni).
Vedi sotto la lettera da spedire

Questa il nuovo corso per il futuro.
Il D-Day da tenere d’occhio è però il 23 gennaio, perché la legge entra in vigore quel giorno e quindi fino al 23 gennaio rimane tutto come prima.
Per questo è urgente che CHIUNQUE ABBIA UNA REGOLARIZZAZIONE DA RIVENDICARE MANDI L’IMPUGNATIVA ENTRO IL 23 GENNAIO ALL’EDITORE.
Ne trovate copia in allegato, va compilata e inviata con raccomandata di ritorno al datore di lavoro, e per conoscenza al presidente dell’Aser, Associazione Stampa Emilia-Romagna, strada Maggiore 6 40125 Bologna (così non possono far finta di non averla vista, perché sarà conservata agli atti anche del sindacato).
Con la raccomandata si dice al datore di lavoro che si “congela” la propria possibilità di fare causa ai tempi della vecchia legge, con le vecchie regole. Questo non vuol dire che partirà automaticamente una causa (per presentarla c’è comunque un limite temporale, va fatta entro 270 giorni, ovvero 9 mesi). E’ semplicemente dire: “non so se ti farò causa, ma se la faccio non voglio perdere i diritti pregressi acquisiti”.
Il consiglio è quindi quello di mandarla. Sicuramente interessa chi ha avuto contratti a termine, e c’è il rischio, come detto, che poi la giurisprudenza applichi il nuovo andazzo anche a tutto il resto. Onde evitare di restare fregati, dunque, CHIUNQUE ABBIA LAVORATO NON IN REGOLA (a borderò, partita Iva, a cottimo, quel che è) E’ BENE MANDI L’IMPUGNATIVA.
TESTO DA SPEDIRE
DA COLLABORATORE
Esempio: Mario Rossi
Via dei giornalisti 13
40100 Bologna
A EDITORE
Esempio: Gruppo editoriale Tal dei Tali
Via del Mistero 17
00100 Roma
PC
Al Presidente
Aser
Strada Maggiore 6
40125 Bologna
OGGETTO: IMPUGNAZIONE AI SENSI E PER GLI EFFETTI DI CUI ALL’ART. 6 DELLA LEGGE 604 DEL 1966 COSì COME MODIFICATA DALLA LEGGE N. 183/2010
Con la presente, anche ai sensi di quanto dispone l’art. 6 della legge n. 604 del 1966 così come modificato dalla legge n. 183 del 2010, intendo con la presente contestare la risoluzione di ogni e qualsiasi contratto e/o di qualsiasi diversa forma di collaborazione nell’ambito dei quali si sia svolta la mia prestazione con la Vostra società, prestazione che deve intendersi unitaria ed avente natura di lavoro subordinato.
Per quanto precede mi riservo di agire giudizialmente per far valere l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato con la Vostra società ed ottenere la reintegrazione e/o il ripristino del rapporto con riferimento a ciascuno dei contratti e dei rapporti di collaborazione qui impugnati.
Distinti saluti,

Nessun commento:

Posta un commento