lunedì 6 maggio 2013

Beppe Errani





L'ORDINE CHE VORREI


E' un Ordine la cui esistenza non deve essere messa in discussione: senza di esso, ovvero applicando il concetto della libertà illimitata per la professione, "in breve assisteremmo al crollo di tutti gli altri istituti di categoria. Evidentemente un istituto di previdenza di categoria non può sussistere senza un minimo di stabilità degli iscritti, dovremmo tollerare impotenti la sistematica elusione del contratto di lavoro giornalistico, in quanto editori senza scrupoli si avvantaggerebbero liberamente di elementi non professionisti e quindi non tutelati da un contratto; resteremmo impotenti contro l'usurpazione del titolo di giornalista da parte di ogni sorta di avventurieri le cui gesta toglierebbero ogni prestigio a una professione che invece è nostro compito restaurare  agli occhi della opinione pubblica".

Parole che danno una perfetta fotografia dell'oggi, ma pronunciate nel secolo scorso, al primo congresso della Federazione della stampa, da Enrico Mattei.


Oggi solo uno tsunami legislativo potrebbe ristrutturare la condizione del giornalista restituendogli libertà, dignità, autonomia e consapevolezza del ruolo indispensabile in una società civile. Se non bastasse la vecchiezza di una legge indiscutibilmente avariata dal tempo, le classifiche internazionali sulla libertà di stampa mettono l'Italia stabilmente sopra il cinquantesimo posto.

Una libertà compromessa non solo da mafia e terrorismo, ma negata anche dalle querele minatorie verso cronisti responsabili, dai ricatti economici di una editoria che, indipendentemente dalla sua forma, sfrutta e perseguita gli affluenti alla professione senza dimenticare di taglieggiare chi già la pratica, da un corpo politico insensibile al diritto dei cittadini ad una informazione di qualità che senza garanzie, è destinata alla profezia di Mattei.


L'antidoto a tutto questo  è l'impegno individuale, cioè la partecipazione al voto, e la volontà di battersi per un cambiamento urgente che sfoci in una radicale riforma, vitale per l'Ordine e la dignità del giornalista. Senza Ordine i giornalisti sarebbero ridotti  a impiegati, vincolati solo all'obbligo di fedeltà aziendale (articolo 2015 del codice civile); ma con questo Ordine i precari restano sfruttati, la qualità del lavoro e le regole deontologiche vengono sempre più trascurate, le retribuzioni per i più indifesi scendono a parametri da quarto mondo, il carrierismo nelle istituzioni di categoria diventa una professione, l'autorevolezza e l'autonomia del giornalista - che della democrazia è un fondamentale pilastro - scompaiono nell'indifferenza.


PERCHE' VOTARE FREE CCP

Perché il loro programma mira proprio a questo: rinnovare, ristrutturare, rinvigorire l'Ordine che o diventa moderno, o non sarà più.





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