venerdì 19 febbraio 2010

30 dollari per la copertina di TIME!

Fotografie d'archivio pubblicabili anche per poche decine di centesimi e libere da qualsiasi vincolo di copyright. Le offrono ormai da anni, come sappiamo tutti, agguerritissime agenzie fotografiche on line di cosiddetto microstock, incubo e nel contempo nuove frontiere per fotografi e fotoreporter di tutto il mondo.

Questa realtà, assieme a tutti i problemi, gli sconvolgimenti e le novità che si porta dietro, è stata riportata alla ribalta in questi ultimi giorni dopo che Alan Mutter, guru del giornalismo americano, ha lanciato un appello ai giovani Usa ( http://www.lsdi.it/2010/02/12/basta-con-lo-sfruttamento-dei-giornalisti/ ) invitandoli a riflettere sul proprio destino dandoci un taglio con la piaga del lasciarsi sfruttare pur di vedersi pubblicato il proprio lavoro. Questo proponendo come esempio portante il caso dell'autore di una foto di copertina del settimanale Time pagato con soli 31 dollari e cinquanta centesimi.

La fotografia era stata "pescata" tra i sei e rotti milioni di immagini dell'archivio on line di " iStockphoto", l'agenzia di foto a bassissimo costo che dal 2006 fa capo a "Getty Images" che è invece una delle ammiraglie mondiali del settore e dove le immagini sono però in vendita secondo i criteri e le tariffe tradizionali.

La notizia della foto di copertina pagata 31,50 dollari era trapelata subito dopo la sua pubblicazione nell'aprile 2009 ed aveva fatto scalpore negli Usa anche perché l'autore dell'immagine, Robert Lam, s'era detto molto soddisfatto anche se, come era stato fatto rilevare in alcuni blog, sarebbe invece di circa tremila dollari la tariffa in uso per l'immagine di copertina di riviste che, come "Time", hanno tirature che sfiorano i tre milioni e mezzo di copie.

L'appello di Alan Mutter è stato ora rilanciato in Italia nel sito internet di "Libertà di Stampa Diritto all'Informazione" ( www.lsdi.it ), prestigioso osservatorio italiano sui problemi e sulle nuove frontiere del giornalismo internazionale.

La realtà delle agenzie fotografiche di microstock è un problema apertissimo nel mondo di chi si occupa, oltre che di fotogiornalismo, di tutti quei generi di fotografia che hanno sbocco in pubblicazioni e utilizzi che vanno dall'editoria in generale alla pubblicità. Se ne discute anche in Italia: da una parte chi inorridisce all'idea che vengano immesse sul mercato immagini pubblicabili anche per pochi centesimi e dall'altra invece chi sostiene che le agenzie di "microstock" permettono ritorni economici anche più che soddisfacenti attraverso la moltiplicazione delle opportunità di vendita dei diritti delle singole immagini ad una platea infinita di "consumatori" senza grandi possibilità che altrimenti non acquisterebbero o, ipotesi non del tutto infondata, se la sfangherebbero rubacchiando qua e là le foto a loro utili.

In sostanza, il quesito è: meglio pubblicare poco ma a tariffe immediatamente remunerative, oppure sperare di azzeccare un'immagine e ottenere lo stesso risultato economico vendendola per migliaia di volte?

A chi legge, le risposte possibili.
Amedeo Vergani (presidente Gsgiv dell'Alg)

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