mercoledì 30 marzo 2011

Freelance e mamma per il tribunale è troppo...

La precarietà è un handicap sociale, lo è di più se si è donna. Qua sotto pubblichiamo una sentenza della prima sezione civile del Tribunale di Roma che in una causa per separazione ha deciso di affidare i figli della coppia al padre perché la mamma è una giornalista freelance costretta a orari flessibili e a continui spostamenti.
Cosa ne pensate? Siamo di fronte all'ennesimo caso di "doppia sfiga" precaria e donna? Mamme precarie come vivete la vostra giornata, come conciliate un lavoro del genere con i vosti bimbi?

(ANSA) - ROMA, 28 MAR - Lei fa la giornalista, lui ha un lavoro impiegatizio sono sposati ma il matrimonio dopo 16 anni entra in crisi, lui decide di separarsi. Lei, per lavoro, è costretta ad andare fuori citta'. Lui è ''stanziale'', ha orari di lavoro fissi. Una situazione che ha portato il presidente della Prima sezione civile del Tribunale di Roma ad emettere un provvedimento con il quale affida i figli, un coppia di gemelli di 9 anni, al padre a ''causa'' del lavoro della madre, una freelance romana di 44 anni. Ma la donna annuncia ricorso contro una decisione che considera ''fortemente discriminatoria''. ''In considerazione da quanto emerso nel corso della consulenza tecnica - scrive il Tribunale nel provvedimento - prestando il padre un'attività lavorativa con orario stabile e prevedibile, al contrario della madre che svolgendo la professione di giornalista, pur avendo molto tempo libero, e' a volte soggetta ad impegni imprevedibili che possono tenerla anche per lunghi periodi lontana da casa''. Alla luce di cio' il giudice scrive che ''pare preferibile nell'interesse di minori disporre che essi vivano stabilmente con il padre nella casa coniugale e vedano liberamente ogni giorno la madre con facolta' libera di pernotto''. Il tribunale, inoltre, ha stabilito che sia il padre a rimanere nell'abitazione, che i due possedevano in comproprietà, in quanto la ''capacita' reddituale della moglie è maggiore di quella del marito''. ''E' una decisione assurda - spiega la donna che annuncia di aver già presentato ricorso - fortemente discriminante nei miei confronti. Di fatto viene affermato un principio secondo cui se sei giornalista e donna non puoi fare la mamma. Le mie trasferte sono poche e diradate nel tempo. Non avendo una redazione fissa utilizzo casa come ufficio e quindi sono sempre presente. Il giudice, infine, ha stabilito che io possa vedere liberamente i bambini ma solo con il permesso del mio ex marito, cosa che non è mai avvenuta''. (ANSA)

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